Anci Lazio: Più tutele per i Sindaci. Il mio appello al Governo dopo la condanna della Sindaca Appendino

Non è più pensabile che il primo cittadino si ritrovi a dover pagare di persona solo perché sta facendo il proprio lavoro, e per colpe oggettivamente non sue. Come Anci Lazio abbiamo deciso di  scendere in campo dopo la sentenza che ha condannato il sindaco Chiara Appendino a 1 anno e 6 mesi per i tragici fatti del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo: durante la finale di Champions League, Juventus – Real Madrid.

Fare il sindaco rischia di trasformarsi in un dramma di vita. Siamo di fronte ad una normativa, che ormai pesa come un macigno sulla testa dei Sindaci in Italia, i quali sono chiamati spesso a rispondere di persona di norme confuse, contraddittorie e il più delle volte di difficile applicazione. Non è più pensabile che il Primo Cittadino si ritrovi a dover pagare di persona solo perché sta facendo il proprio lavoro, e per colpe oggettivamente non sue. Non può ricadere sul sindaco di una grande città, come Torino, la diretta responsabilità dell’organizzazione di un evento, come quello in Piazza San Carlo. In questo modo diventa impossibile lavorare per il bene della comunità.

L’Anci Lazio ribadisce che i sindaci vogliono svolgere il loro ruolo con passione e con spirito di servizio alla comunità. Vogliamo rispettare le leggi, ma vogliamo che queste siano chiare, puntuali e comprensibili, che ci attribuiscano responsabilità precise, di cui siamo capaci di capire i contorni e di cui possiamo farci carico in questa direzione va il nostro appello: al Governo non chiediamo una corsia preferenziale, non chiediamo la “licenza di impunità”, ma che ci vengano riconosciuti dalla legge gli strumenti necessari per fare il nostro lavoro con la dignità che compete alla carica e in tutta sicurezza.