Le mie proposte:
In questi anni di lavoro da assessore alla Cultura uno dei miei obiettivi specifici è stato quello di valorizzare il profilo storico, culturale ed artistico del Centro Storico.
Credo che i risultati prodotti dal Teatro Ramarini, dal Museo Archeologico e Multimediale e dalla Biblioteca Angelani attestino il buon livello dei risultati ottenuti.
Da aspirante candidato sindaco ho però il dovere di proporre soluzioni anche nei confronti delle criticità del centro storico. Che non sono poche.
Frequentandolo molto, colgo l’importanza che il quartiere è tornato ad avere come luogo della memoria cittadina, punto d’aggregazione e di socializzazione, di sviluppo di una rete imprenditoriale di qualità, elementi di rivitalizzazione di una zona nevralgica che pure fino a pochi anni fa veniva considerato come abbandonata.
Ma il Centro storico è soprattutto il quartiere di residenza di tanti nostri concittadini ai quali dobbiamo garantire una normale vivibilità e una soddisfacente qualità della vita.
Oggi non è così. Ci sono problemi oggettivi di disturbo alla quiete pubblica. Di decoro urbano. Di pulizia.
La mia proposta è un piano straordinario partecipato per il Centro storico, la cui attuazione deve rientrare nelle responsabilità dirette del Sindaco. Un piano da progettare tenendo conto tanto delle esigenze di chi lavora nel Centro storico e di chi lo fruisce, tanto dei diritti dei residenti a pretendere migliori condizioni di pulizia, decoro, sicurezza, accessibilità, rispetto delle ore di riposo. Un piano da realizzare con l’ausilio di professionisti ed esperti, da verificare a scadenze fisse, apportando i correttivi del caso, in modo da ottenere risultati soddisfacenti.
Sono convinto che gli auspicati maggiori controlli, per quanto utili, rappresentino solo un
elemento della possibile soluzione. Che da soli non risolverebbero i problemi. Che ad essi occorra abbinare un progetto di responsabilizzazione sociale di tutte le parti in gioco.
Ritengo di avere idee chiare sul percorso da fare insieme per trovare soluzioni ai problemi del centro storico. Mi piacerebbe avere l’opportunità di misurarmi con questa sfida. Anche per questo vorrei candidarmi a Sindaco di Monterotondo.
In questi anni ho proposto e contribuito a realizzare modelli gestionali innovativi nell’ambito della Cultura e delle Politiche educative. Ne è un esempio la Fondazione pubblica ICM, che gestisce tutti i servizi e le strutture comunali culturali, struttura che abbina straordinari risultati in termini di efficienza e qualità ad una scrupolosa attenzione ai costi, ottenendo un equilibrio virtuoso che consente alla Cultura e all’istruzione di non essere voci di “costo” ma autentici valori aggiunti persino al di là dell’enorme valore sociale che rivestono.
Io credo che questa come altre buona pratiche – innovazione tecnologica ed informatica, gestioni virtuose, meritocrazia – possano e debbano essere applicate anche ad altri settori della macchina amministrativa e adottate da ogni ufficio del Comune per dare servizi efficienti, celeri e di qualità ai cittadini.
Da aspirante candidato sindaco mi impegno ad avanzare proposte concrete in sede di
formulazione del Programma del Centrosinistra, sapendo di poter contare su una solida esperienza maturata in anni di lavoro e su modelli che hanno una grande particolarità: funzionano.
Non esiste città che possa dirsi immune dal virus della violenza contro le donne. Violenza che non è solo fisica ma anche verbale, economica, psicologica.
La ragione è maledettamente semplice: alla base di nuove e vecchie forme di violenza contro le donne vi è una sorta di resistenza maschile ad accettare l’autonomia del mondo femminile, il rifiuto di scegliere relazioni alla pari, un gap di natura culturale che condiziona pesantemente le relazioni e costituisce l’humus in cui si annidano potenziali fenomeni di violenza.
Mi candido a rappresentare il Centrosinistra alle elezioni di maggio anche per rappresentare la spinta forte ad un cambiamento culturale definitivo nella nostra città.
L’obiettivo che mi pongo è quello di agire affinché si affermi una cultura della parità e della nonviolenza che rifiuti gli stereotipi di genere, rispetti soggettività e differenze, educhi all’ascolto, al riconoscimento e all’espressione delle emozioni in sé e negli altri, formi alla relazione, al contenimento dei narcisismi e degli egoismi, rifiuti modelli misogini e sessisti, educhi all’ascolto, si impegni a non esporre in nessun modo bambine e bambini a forme di violenza diretta o assistita.
Un ente pubblico e chi lo rappresenta, in questo caso al massimo livello di primo cittadino, può fare molto per vigilare contro ogni atteggiamento sessista, di molestie o mobbing, garantendo il rispetto di diritti e della dignità delle donne, riconoscendo e valorizzando gli apporti e i contributi delle donne non meno di quelli degli uomini;
il mio impegno da possibile sindaco, allora, è di realizzare punto per punto i propositi che il Consiglio comunale di Monterotondo ha assegnato all’Amministrazione comunale con l’ordine del giorno del novembre dello scorso anno. Che sono questi:
– Potenziamento e stabilizzazione di progetti e percorsi formativi specifici, in collaborazionecon i Dirigenti degli Istituti scolastici, rivolti sia agli studenti e alle studentesse delle Scuole superiori, sia a quelli/e delle Scuole Primarie del territorio;
– Rafforzamento e maggiore pubblicizzazione delle attività e delle modalità operative dellaRete territoriale antiviolenza, costituita da tutte le realtà firmatarie del Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza contro le donne;
– Richiesta alla Regione Lazio di rendere stabili e regolari i contributi economici per il funzionamento e le attività dello Sportello Antiviolenza, dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, per il rafforzamento della Rete territoriale antiviolenza;
– Promozione di una vasta, articolata e prolungata campagna di sensibilizzazione atta a
mobilitare coscienze e stimolare il dovere morale dell’impegno tra i cittadini, anche con
piccole attenzioni o azioni quotidiane, affinché si contribuisca a diffondere capillarmente la
disponibilità e la capacità di cogliere nelle persone vicine i segnali di sofferenza e disagio
nei contesti affettivi, di accogliere e contenere i sentimenti più distruttivi, di dialogare sui
passaggi più dolorosi nella vita di coppia per renderli affrontabili. Tale campagna dovrebbe
coinvolgere in prima battuta i dipendenti comunali e quelli delle società partecipate, e presa poi ad esempio, adottata e proposta, negli enti pubblici e privati territoriali, nellescuole, nelle società sportive, nelle imprese;
– Impegno, da parte di tutti i rappresentanti delle Istituzioni comunali, ad essere d’esempionei confronti della società civile, con le parole e con i fatti, nel contrasto puntuale di ogni forma di sfruttamento delle donne, di volgarizzazione del corpo femminile, usando un linguaggio rispettoso, non sessista e che non riproduca stereotipi di genere, impegnandosi a screditare e disonorare gli atteggiamenti violenti verbali, psicologici, fisici e sessuali versole donne;
– Rivedere la toponomastica cittadina con l’obiettivo di riequilibrarla compensando il
sessismo tradizionale, prevedendo l’intitolazione di vie, piazze e luoghi a esempi femminili
di grandissimo spessore, modelli imprescindibili per le nuove generazioni, come ad
esempio Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Franca Rame, Miriam Mafai, Tina Anselmi
solo per citare alcune illustri italiane.
Monterotondo può vantare una solida e straordinaria esperienza nel settore dei servizi sociali, quelli alle persone, alle famiglie, alle categorie più svantaggiate o in difficoltà. Ce l’ha avendo sempre investito nel welfare locale e potendo contare su un settore, quello del Volontariato sociale, che nella nostra città è una meravigliosa esperienza di valori, storie, competenze e professionalità, tanto laica quanto cattolica. Un binomio politico-amministrativo ed esperenziale che ha garantito negli anni una tenuta sociale forte, anche in presenza della più grave crisi economica dal Dopoguerra.
Io credo che questa esperienza sia in grado non solo di confermarsi ma anche di sperimentare nuove forme di assistenza – non di assistenzialismo! – adatte alle esigenze di oggi. Penso a forme di servizi pensati per essere maggiormente funzionali al luogo e alle categoria di utenti a cui si rivolgono e che possano, oltre a rispondere ad un bisogno, essere essi stessi occasione di socializzazione, di abbattimento di barriere e di diffidenze, di “presenza” solidale e condivisa.
Sto studiando modelli, esperienze, esempi concreti che sottoporrò alla Coalizione di Centrosinistra in sede di formulazione del Programma politico-amministrativo.
Mi piacerebbe avere l’opportunità di concordare con tutti gli attori del Terzo settore un nuovo Programma organico di interventi e progetti. Di suscitare un interesse cittadino su questi temi che vada al di là del soddisfacimento dei bisogni. Di contribuire a fare in modo che il welfare sia un’opportunità sociale e non solo un rimedio.
Anche per questo vorrei candidarmi a Sindaco di Monterotondo.